L’altro giorno mi arriva la telefonata di un inquilino che segnala il disturbo alla quiete provocato da una “band” di ragazzi che provano i loro pezzi nel box sotto casa. Vado a vedere e trovo quattro musicisti in erba, organo, chitarra, basso e batteria, che assordano il condominio con un’amplificazione da 2.000 watt. Sto per dare fiato al mio sermone sul regolamento di condominio e sulle immissioni di rumore, quando l’occhio mi cade su una Fender Stratocaster rossa fiammante, al collo di uno dei quattro: non resisto alla tentazione e un minuto dopo la chitarra è nelle mie mani. «Conoscete “Ticket to Ride” dei Beatles?» faccio io, eccitato. «E chi non la conosce!» fa eco il batterista. Allora do fondo alle mie reminiscenze di ex chitarrista ventenne, alzo il volume a stecca e introduco la canzone: gli altri mi vengono dietro affiatati, come se suonassimo insieme da sempre. Peccato che quei buzzurri dei condomini non apprezzino
l’esibizione e si mettano a strillare di smetterla, che chiamano i Carabinieri. Allora scappo via dal retro per non farmi vedere. Vabbè, non vale anche per l’amministratore il detto “Semel in atto licet insanire” (una volta all’anno è ammesso pazziare)?
A cura di:
DR. ALFREDO CROVETTO
COMPONENTE
CENTRO STUDI NAZIONALE AP
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